BUCHI NERI
ASTROFILO
l’
sione è ormai ampiamente acclarato e pre-
vede che a partire da circa mezzo miliardo
di anni dopo il Big Bang tutte le galassie ab-
biano iniziato a scontrarsi e a fondersi fra
loro, generando strutture sempre più
grandi. Le prime fusioni avrebbero generato
(o quanto meno iniziato ad alimentare se-
riamente) i primi buchi neri supermassicci,
che sarebbero via via cresciuti fusione dopo
fusione, così come di pari passo sarebbero
cresciuti i bulge. Poiché sembra ragionevole
ammettere condizioni di partenza uguali
per tutte le galassie, perché un buco nero
dovrebbe crescere centinaia di volte più dei
suoi simili?
Il secondo motivo per cui non è possibile li-
quidare l’anomalia adducendo un semplice
eccesso di voracità lo fornisce l’età avanzata
delle stelle che popolano NGC 1277. Tutte
hanno infatti almeno 8 miliardi di anni, il che
significa che in quella galassia negli ultimi 8
miliardi di anni non si sono verificati episodi
significativi di genesi stellare, cosa impossi-
bile se il titanico buco nero centrale avesse
nel frattempo continuato a “banchettare” al
ritmo forsennato richiesto per dar conto
della situazione attuale. Gli effetti derivanti
dall’attività di un buco nero di quella taglia,
a cominciare dall’immane energia rilasciata
dalle stelle in caduta al suo interno, non pas-
serebbero inosservati. E sebbene quella stes-
n
L
’effetto provo-
cato dalla tita-
nica massa del
buco nero di NGC
1277 sulle stelle
ad esso più pros-
sime è ben evi-
denziato (e grafi-
camente esage-
rato) nell’anima-
zione qui a fianco.
[NASA/ ESA/An-
drew C. Fabian/
Remco C. van den
Bosch (MPIA)]
sa attività possa inibire (non sempre) la na-
scita di nuove stelle nelle immediate vici-
nanze del mostruoso oggetto per l’eccessivo
riscaldamento e per il caos gravitazionale
prodotti sull’ambiente, l’esatto contrario av-
viene invece a distanze galattiche maggiori,
dove il riflesso dell’attività del buco nero agi-
sce positivamente sulla formazione stellare.
L’unica alternativa in grado di giustificare la
lunghissima inattività della galassia è che il
buco nero abbia ingurgitato quei 17 miliardi
di masse solari nei primi 4-5 miliardi di anni
di vita dell’universo, cosa inverosimile.
Secondo van den Bosch, NGC 1277 potrebbe
aver avuto “problemi di crescita”, non riu-
scendo a trattenere durante le fusioni le
stelle necessarie a far quadrare i conti, op-
pure si potrebbe ipotizzare che la correla-
zione fra masse di buchi neri e bulge sia
meno rigida di quanto constatato finora e
che galassie come NGC 1277 rappresentino
l’apice della distribuzione dei rapporti.
Qualunque sia la giusta interpretazione,
resta il fatto che d’ora innanzi pesare i buchi
neri supermassicci sulla sola base delle pro-
prietà fotometriche del bulge potrebbe es-
sere discutibile. Forse bisognerà ripensare i
modelli sull’evoluzione delle galassie con-
centrando l’attenzione sul giovane universo,
dove il buco nero di NGC 1277 si formò e
dove ancora si nasconde la verità.
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