GENNAIO 2013
        
        
          BUCHI NERI
        
        
          ASTROFILO
        
        
          
            l’
          
        
        
          scano, forse il più grande in assoluto, un im-
        
        
          pressionante mostro di 17 miliardi di masse
        
        
          solari, che se fosse posto al centro del nostro
        
        
          sistema solare lo occuperebbe completa-
        
        
          mente, estendendosi fino a una distanza
        
        
          oltre 10 volte superiore all’orbita di Nettuno.
        
        
          Come spesso accade, lo sproporzionato buco
        
        
          nero non provoca alcun effetto vistoso sulla
        
        
          galassia che lo ospita, tanto da essere rima-
        
        
          sto perfettamente nascosto fino a quando
        
        
          una ricerca sistematica di oggetti di quel
        
        
          genere, condotta negli ultimi due anni con
        
        
          l’Hobby-Eberly Telescope del McDonald Ob-
        
        
          servatory, non l’ha stanato.
        
        
          Autori della scoperta sono Remco van den
        
        
          Bosch (Max-Planck-Institut für Astronomie)
        
        
          e alcuni suoi collaboratori delle università
        
        
          del Texas e del Michigan. Il loro programma
        
        
          di ricerca prevedeva l’osservazione spettro-
        
        
          scopica di circa 700 galassie abbastanza vi-
        
        
          cine (fino a qualche centinaio di milioni di
        
        
          anni luce) da consentire alla strumentazione
        
        
          utilizzata di risolvere la cinematica di stelle
        
        
          e gas nelle regioni più interne, dove domina
        
        
          il potenziale gravitazionale (la sfera d’in-
        
        
          fluenza) del buco nero supermassiccio even-
        
        
          tualmente presente. Le probabilità di avver-
        
        
          tirne quanto meno la presenza sono gene-
        
        
          ralmente elevate, perché la gran parte delle
        
        
          galassie di una certa taglia ne ospitano uno
        
        
          e questo altera sensibilmente i moti delle
        
        
          stelle ad esso più prossime. Per poter apprez-
        
        
          zare quel tipo di alterazioni a centinaia di
        
        
          milioni di anni luce di distanza è però indi-
        
        
          spensabile un telescopio di grande diametro,
        
        
          come appunto l’Hobby-Eberly, che col suo
        
        
          specchio di 11,1×9,8 metri, composto di 91
        
        
          tasselli esagonali, possiede una delle più
        
        
          ampie superfici riflettenti al mondo.
        
        
          Fra tutte le galassie esaminate dal team di
        
        
          van den Bosch, 6 hanno mostrato un’elevata
        
        
          dispersione delle velocità nelle regioni cen-
        
        
          trali, indice di una forte “agitazione” delle
        
        
          stelle, provocata dalla forza gravitazionale
        
        
          di un’importante massa invisibile. Più veloce
        
        
          è il moto delle stelle e alta la dispersione, più
        
        
          è grande la massa perturbatrice. Per stimare
        
        
          il suo valore è però indispensabile determi-
        
        
          nare con elevata risoluzione spaziale il con-
        
        
          tributo della massa stellare attraverso un’ac-
        
        
          curata fotometria, ovvero tramite immagi-
        
        
          ni estremamente dettagliate. Poiché l’unico
        
        
          
            S
          
        
        
          
            
              ullo sfondo lo spettacolare ammasso del Perseo, con al centro,
            
          
        
        
          
            
              indicata dalla freccia, la compatta galassia lenticolare NGC 1277.
            
          
        
        
          
            
              Al suo interno si annida uno dei più giganteschi buchi neri finora
            
          
        
        
          
            
              scoperti. Con la sua inimmaginabile massa di 17 miliardi di soli sta
            
          
        
        
          
            
              sconvolgendo gli attuali modelli sulla formazione delle galassie.
            
          
        
        
          
            
              [David W. Hogg, Michael Blanton, and the SDSS Collaboration]