BUCHI NERI
ASTROFILO
l’
è un problema, perché non sembravano es-
serci dubbi sul fatto che l’evoluzione delle
due componenti procedesse di pari passo,
con buco nero e bulge (e quindi galassia) che
si influenzano vicendevolmente. Ciò presup-
pone l’esistenza di un equilibrio innato, che
in NGC 1277 e nelle altre galassie con le me-
desime caratteristiche viene decisamente
meno. Molti dei più recenti modelli dedicati
all’interpretazione delle proprietà delle ga-
lassie fanno affidamento su quella correla-
zione, che ora non solo è messa in discus-
sione dai casi accertati di buchi neri ipermas-
sicci, ma anche da quelli altrettanto accertati
di buchi neri eccezionalmente leggeri (sono
noti almeno 3 casi). Si potrebbe a questo
punto ipotizzare che almeno nel caso più
eclatante, quello di NGC 1277, il buco nero
sia così massiccio semplicemente perché, per
qualche oscuro motivo, ha divorato la gran
parte delle stelle del bulge. È però un’ipo-
tesi che non sta in piedi e per almeno due
validi motivi. Il primo è legato all’evoluzione
gerarchica delle galassie, che crescono di di-
mensioni attraverso la fusione con altre ga-
lassie. NGC 1277 quindi non è sempre stata
come la vediamo e il suo buco nero non ha
potuto agire sempre nelle stesse condizioni.
Il meccanismo dell’accrescimento per fu-
strumento in grado di fornirle è il telescopio
spaziale Hubble, van den Bosch e colleghi
hanno attinto dal suo database, trovando
immagini di NGC 1277 adatte agli scopi per-
seguiti. A quel punto i ricercatori hanno
prodotto un modello dinamico della galas-
sia, contenente tutte le possibili orbite stel-
lari (circa 600000), cercando fra tutti gli
scenari possibili quello che meglio si adat-
tava alla realtà osservativa. I primi risultati
usciti dalla riduzione dei dati sono apparsi
tanto incredibili che il team di van den
Bosch ha dedicato un anno alla loro verifica,
ma alla fine non si è potuto che accettare
l’evidenza: il buco nero presente al centro
di NGC 1277 ha una massa di circa 17 mi-
liardi di masse solari, a fronte di una galassia
di 120 miliardi di masse solari. Da questi va-
lori si evince che l’oggetto collassato pesa
come il 14% dell’intera galassia, una percen-
tuale che diventa ancor più spropositata se
si prende come termine di riferimento la re-
gione galattica più importante dal punto di
vista evolutivo, il bulge, del quale il buco
nero rappresenta circa il 60% della massa. È
un valore spaventoso, se si considera che in
media nel bulge delle galassie quel valore si
aggira attorno allo 0,1%!
Questo fatto è di fondamentale importanza,
perché il rapporto di 1 a 1000 fra massa del
buco nero supermassiccio e massa del bulge
galattico (o dell’intera galassia nel caso delle
ellittiche) era finora considerato una sorta di
costante, tanto da venir utilizzato per misu-
rare le masse dei primi dalla semplice valuta-
zione delle masse dei secondi. Le certezze
sulla bontà di quel metro non erano state mi-
nate nemmeno dalla scoperta di qualche ec-
cezione, come NGC 4486B, il cui buco nero
rappresenta l’11% del bulge (in qualche
modo una spiegazione sarebbe saltata fuori,
senza dover mettere tutto in discussione).
Ora però le eccezioni cominciano a essere
troppe e ciò pone seri dubbi sull’universalità
della forte correlazione di cui sopra. E questo
N
el diagramma a fianco è rappresentata la di-
mensione del buco nero supermasiccio di
NGC 1277 rispetto all’orbita di Nettuno, che viene
superata di oltre dieci volte. L’orbita della Terra,
indicata dalla freccia, è su questa scala indistin-
guibile, mentre il Sole non è neppure rappresen-
tabile. [D. Benningfield/K.Gebhardt/StarDate]
1...,30,31,32,33,34,35,36,37,38,39 41,42,43,44,45,46,47,48