CORPI MINORI
        
        
          ASTROFILO
        
        
          
            l’
          
        
        
          bili, gli stessi ricercatori hanno rimagnetiz-
        
        
          zato i grani fino ad ottenere una situazione
        
        
          come quella originaria, il che ha permesso di
        
        
          stimare l’energia del campo magnetico del
        
        
          progenitore e, attraverso opportuni modelli,
        
        
          di caratterizzare con sufficiente precisione il
        
        
          progenitore stesso. Questo era un plane-
        
        
          toide primordiale di circa 400 km di diame-
        
        
          tro, il cui nucleo è rimasto fuso per almeno
        
        
          200 milioni di anni, in un’epoca collocabile
        
        
          fra 4,4 e 4,2 miliardi di anni fa. All’interno di
        
        
          quel lasso di tempo, un asteroide di qualche
        
        
          decina di chilometri di diametro è andato a
        
        
          schiantarsi sul planetoide con un’energia
        
        
          sufficiente a vaporizzare la componente roc-
        
        
          ciosa e a liquefare quella metallica del nu-
        
        
          cleo dell’oggetto più piccolo, che per
        
        
          l’enorme pressione sviluppatasi si è trasferita
        
        
          nel mantello del planetoide, fino a diversi
        
        
          chilometri di profondità, infiltrandosi fra i
        
        
          cristalli di olivina e persino nei più piccoli an-
        
        
          fratti dei singoli cristalli.
        
        
          Nel corso del successivo raffreddamento del
        
        
          materiale iniettato, i composti metallici sen-
        
        
          sibili al campo magnetico del planetoide
        
        
          hanno avuto il tempo di assecondarne le
        
        
          linee di forza, registrandone direzione
        
        
          e intensità ben prima che svanisse a
        
        
          causa del raffreddamento del nucleo
        
        
          del planetoide.
        
        
          Essendo questo scenario sull’origine
        
        
          delle pallasiti molto più soddisfacente di
        
        
          quello proposto in precedenza, se ne
        
        
          deduce che quella speciale classe di me-
        
        
          teoriti è verosimilmente il frutto della
        
        
          commistione di due progenitori diversi,
        
        
          il che spiegherebbe la loro rarità ri-
        
        
          spetto ad altre meteoriti, per la produ-
        
        
          zione delle quali basta un qualunque
        
        
          tipo di impatto anche fra oggetti di di-
        
        
          mensioni molto sproporzionate e senza
        
        
          particolari vincoli di tempo e composi-
        
        
          zione chimica, mentre nel caso delle pal-
        
        
          lasiti è indispensabile una giusta combi-
        
        
          nazione fra tutti gli ingredienti. Non è
        
        
          dunque un caso che persino le meteo-
        
        
          riti di origine marziana finora ritrovate
        
        
          sul nostro pianeta siano numericamen-
        
        
          te il doppio delle pallasiti.
        
        
          
            I
          
        
        
          
            
              n basso, una se-
            
          
        
        
          
            
              zione della me-
            
          
        
        
          
            
              teorite di Esquel,
            
          
        
        
          
            
              la più famosa
            
          
        
        
          
            
              delle pallasiti.
            
          
        
        
          
            
              Questo esemplare
            
          
        
        
          
            
              è indicativo di
            
          
        
        
          
            
              come le compo-
            
          
        
        
          
            
              nenti vetrosa e
            
          
        
        
          
            
              metallica si divi-
            
          
        
        
          
            
              dano circa a metà
            
          
        
        
          
            
              il volume a dispo-
            
          
        
        
          
            
              sizione. [Field Mu-
            
          
        
        
          
            
              seum, Chicago]
            
          
        
        
          n