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CORPI MINORI
MAGGIO 2013
ASTROFILO
l’
ano
Quella che a prima vista potrebbe sembrare una scoperta insignifi-
cante, un asteroide a 3 miliardi di km di distanza, potrebbe diven-
tare determinante nella disputa fra chi sostiene la teoria della
migrazione planetaria e chi invece ritiene che le orbite dei pianeti
rimangono sostanzialmente invariate dopo la loro formazione.
D
a qualche anno a questa parte l'at-
tenzione degli astronomi verso gli
asteroidi di tipo troiano si è intensifi-
cata, soprattutto dopo la scoperta di alcuni
esemplari associati al pianeta Nettuno.
Come i nostri lettori già sapranno, i troiani
descrivono orbite attorno al Sole che somi-
gliano a quelle dei pianeti cui sono gravita-
zionalmente legati, e riescono a mantenere
quel delicato equilibrio per lungo tempo
grazie al fatto di oscillare attorno a uno dei
punti lagrangiani del sistema Sole-pianeta
al quale appartengono, tipicamente L4 o L5,
ovvero 60° davanti o dietro il pianeta, lungo
la sua orbita. In quelle ristrette regioni di
spazio, i potenziali gravitazionali del Sole e
del pianeta si equivalgono, cosicché l'aste-
roide che vi risiede è virtualmente al riparo
da forti perturbazioni gravitazionali. Ciò gli
permette di mantenere quella posizione
(media) per periodi di tempo tanto più lun-
S
ullo sfondo e
nel video una
ipotetica rappre-
sentazione del-
l’asteroide 2011
QF
99
, l’unico tro-
iano di Urano fi-
nora scoperto.
L’oggetto prece-
de il pianeta lun-
go la sua orbita
di circa 60°, oscil-
lando attorno al
punto lagrangia-
no L4. Sul lungo
periodo l’astero-
ide si scosta sen-
sibilmente dalla
sua collocazione
media, arrivando
quasi all’opposi-
zione con Urano.
[ESA, NASA]
ghi quanto maggiore è la sua massa e
quanto minori sono le perturbazioni gravi-
tazionali esercitate dagli altri pianeti. Seb-
bene nei casi più favorevoli la permanenza
nei punti lagrangiani può essere stimata in
miliardi di anni, generalmente quella confi-
gurazione orbitale dura molto meno e
quando l'equilibrio si rompe le sorti del tro-
iano possono essere più d'una: può inserirsi
su un'orbita eliocentrica indipendente; può
diventare un satellite temporaneo del pia-
neta al quale era già legato; può trasferirsi
su una di quelle orbite definite “horseshoe”
(a ferro di cavallo), restando anche in que-
sto caso legato al suo pianeta; in alternativa
può essere espulso dal sistema solare.
Fintantoché il fenomeno troiani e annesse
varianti risultava limitato a Giove non c'era
motivo di vederli come qualcosa di più del
rimasuglio della formazione del pianeta
stesso, ma quando gli astronomi hanno ini-
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