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ASTROFILO
l’
MARZO 2012
PLANETOLOGIA
I
pianeti del nostro sistema solare ci appa-
iono oggi come una tranquilla famiglia
di globi che ruotano armoniosamente at-
torno al Sole, seguendo orbite quasi circo-
lari e complanari, dando l'impressione che
tutto sia sempre stato così. Vi sono persino
leggi empiriche, ormai cadute nell'oblio,
come quella di Titius-Bode, che poggiano
sulla geometrica e quasi magica progres-
sione delle distanze dei pianeti dal Sole,
quasi a voler dimostrare che quella dispo-
sizione sia l'unica possibile.
In realtà le cose non sono sempre state
come le vediamo, tanto che l'attuale col-
locazione dei pianeti all'interno del si-
stema solare è il risultato di una caotica
evoluzione, iniziata circa 600 milioni di
anni dopo la sua formazione e durata al-
cune decine di milioni di anni. I quattro gi-
ganti gassosi (Giove, Saturno, Urano e
Nettuno), in particolare, oggi non sono af-
fatto dove sono nati, e sempre più teorie
li vogliono trasferiti in epoche remote
verso l'interno o verso l'esterno (su que-
sto punto non c'è univocità) di parecchie
unità astronomiche. Di certo la posizione
di Urano e Nettuno è incompatibile con la
densità stimata di gas e polveri presenti a
quelle distanze (20 e 30 UA) nel disco pro-
toplanetario all'epoca della loro forma-
zione: non c'era abbastanza materiale per
dar vita a due pianeti di quella stazza in
quelle regioni, e qualora ci fosse stato i
tempi scala della sua concentrazione nei
due pianeti sarebbero incompatibili con
l'attuale età del sistema solare. Secondo
alcuni modelli evolutivi, anche per Giove
e Saturno ci sono forti indizi di un trasfe-
rimento verso l'esterno dopo la disper-
sione del disco protoplanetario.
Ecco, dunque, che quella che sembrava
una situazione consolidata e cultural-
mente acquisita sin dai tempi delle sfere
armillari, è invece una matassa ancora in-
garbugliata della quale si sta tuttora cer-
cando il bandolo. Se possibile, le più
recenti simulazioni al computer della for-
mazione del nostro sistema planetario sol-
levano nuovi dubbi, perché la situazione
che osserviamo e che ci appare tanto ar-
moniosa, ovvero quattro piccoli pianeti in-
terni e quattro giganti esterni, risulta, alla