l'Astrofilo novembre-dicembre 2014 - page 32

SUPERNOVAE
ASTROFILO
l’
l'Hubble Space Telescope e con il telescopio
Keck-1 delle Hawaii, ma in nessun caso i ri-
cercatori avevano potuto attribuirlo con cer-
tezza alla stella compagna. Questo anche
perché il campo stellare in cui apparve la SN
1993J è piuttosto popoloso e difficile da ri-
solvere in singole stelle, con la conseguenza
che la luce analizzata spettroscopicamente è
in realtà la somma di più sorgenti. Una delle
ricerche dell'epoca, coordinata da Justyn
Maund nel 2004, aveva determinato un li-
mite superiore al contributo delle stelle di
campo più prossime alla posizione delle su-
pernova, concludendo che vi era ancora un
residuo ultravioletto forse attribuibile a una
sorgente non direttamente visibile, compa-
tibile con il flusso emesso da una stella gi-
gante blu di tipo spettrale B (temperatura
superficiale di 10000-30000 kelvin).
Le conclusioni tratte da Maund e colleghi
sono rimaste in attesa di conferma per un de-
cennio, finché proprio questa estate un
nuovo studio basato su osservazioni effet-
tuate a partire dal 2012 con il Cosmic Origins
Spectrograph e con la Wide-Field Camera 3
dell'HST, integrate da osservazioni effettuate
dal suolo, hanno aggiunto nuovi dettagli allo
scenario, confermando la validità del mo-
dello in auge per le supernovae di Tipo
II
b.
Gli autori del nuovo studio sono una dozzina
di ricercatori di USA, Svezia e India, fra i quali
il coordinatore Ori D. Fox e Alexei Filippenko
(entrambi della University of California, Ber-
keley), quest'ultimo tra i più as-
sidui studiosi della SN 1993J. Il
team è riuscito a misurare le
proprietà dello spettro ultra-
violetto attribuibile alla stella
compagna, trovando che è ef-
fettivamente consistente con il
contributo di una gigante blu,
di tipo B2, e che la sua lumino-
sità, la sua temperatura e la sua
gravità sono indicative di una
massa equivalente a una ven-
tina di volte quella del Sole, per-
tanto equiparabile a quella pos-
seduta dal progenitore prima
della cessione dell'idrogeno e
dell'esplosione. Il tutto, come
già accennato, in buon accordo
con le previsioni teoriche.
Per la prima volta gli astronomi
sono quindi riusciti a determi-
nare con sufficiente precisione
le proprietà della stella compa-
gna del progenitore di una su-
pernova di Tipo
II
b e a rico-
struire le condizioni del siste-
ma precedenti l'esplosione.
n
I
n basso, una se-
quenza ottenuta
nelle onde radio
dal Very Long Ba-
seline Array che
illustra i primi 7
anni di evoluzione
del residuo della
SN 1993J. [NRAO/
AUI and N. Bartel,
M. Bietenholz, M.
Rupen, et al.]
Qui a fianco,
un’immagine che
dimostra come il
campo studiato
dal team di Fox e
Filippenko, deli-
mitato dal cerchio
tratteggiato,
fosse contami-
nato dal segnale
di numerose sor-
genti diverse dalla
SN, complicando
il lavoro di estra-
zione del segnale
proveniente dalla
compagna del
progenitore.
[Ori D. Fox et al.]
1...,22,23,24,25,26,27,28,29,30,31 33,34,35,36,37,38,39,40,41,42,...50
Powered by FlippingBook