l'Astrofilo settembre 2012 - page 17

STRUMENTI
ASTROFILO
l’
ter, in orbite strettissime attorno a stelle ac-
cecanti dal punto di vista degli astronomi,
motivo per cui se ne conoscono talmente
pochi (meno di dieci) che ogni nuova sco-
perta può dare un sensibile contributo alla
comprensione delle dinamiche atmosferiche
e della struttura interna di quei mondi
estremi. La luce delle loro stelle è più che suf-
ficiente a penetrare le loro dense atmosfere
e a fuoriuscirne arricchita dalle tracce degli
elementi di cui sono composte. Attraverso
opportuni strumenti quelle tracce possono ri-
velare preziose informazioni sull’evoluzione
dei pianeti in questione.
Dopo aver raccolto dati per circa 5 anni ed
essersi aggiunti al team di Pepper numerosi
ricercatori, fra i quali Robert Siverd (della
Vanderbilt) e Thomas Beatty (della Ohio
State), da un oceano di falsi positivi sono
emerse due serie di segnali di grande inte-
resse, entrambe registrate dal KELT-North,
che successive analisi fotometriche, spettro-
scopiche e di velocità radiale (compiute da
astronomi di Harvard, Swarthmore, Louis-
ville e Las Cumbres) hanno attribuito a pia-
neti in transito.
Il primo, denominato KELT-1b, si trova nella
costellazione di Andromeda e orbita attorno
a una stella di magnitudine 10,7 e di tipo F
(poco più grande e calda del Sole), deno-
minata KELT-1, che dista circa 825 anni luce
dalla Terra. Dai dati raccolti, i ricercatori
hanno dedotto che KELT-1b è un pianeta
piuttosto insolito: ha un diametro che supera
di poco quello di Giove ma ha una massa che
è di oltre 27 volte quella gioviana. Siamo
quindi in presenza di un oggetto così denso
da essere probabilmente composto di idro-
geno metallico. L’idrogeno può presentarsi
in quello stato solo in presenza di elevatis-
sime pressioni, eventualmente accompa-
gnate da basse temperature. Nel caso di
KELT-1b fa tutto la pressione generata dal-
l’intensa gravità del pianeta, infatti esso or-
bita attorno alla sua stella in appena 29 ore,
ad una distanza media di solo 3,7 milioni di
km, il che implica una temperatura superfi-
ciale molto elevata, prossima ai 2200°C. Di
fatto KELT-1b riceve dalla sua stella una
quantità di calore che è 6000 volte superiore
a quella che la Terra riceve dal Sole ed è per-
tanto un mondo infernale. Meno dell’1%
degli esopianeti ha caratteristiche paragona-
bili a quelle di KELT-1b.
Vista la notevole massa dell’oggetto, i ricer-
catori non escludono che invece di essere un
hot jupiter KELT-1b sia in realtà una nana
bruna, ossia una stella mancata, un corpo ce-
leste che se fosse riuscito a raccogliere ancora
un po’ di massa nella nube gassosa in cui si è
formato, avrebbe potuto innescare nel suo
nucleo le reazioni termonucleari tipiche delle
stelle. Visto in quest’ottica, KELT-1b si adatta
piuttosto bene al modello standard delle
nane brune, dal quale si discosta solo per un
eccesso nel diametro, facilmente attribuibile
a un complessivo rigonfiamento dovuto alle
alte temperature.
Brevissima distanza dalla stella e grande
massa dell’oggetto (qualunque sia la sua
vera natura) devono avere inevitabilmente
condizionato gli spin di quel sistema: a causa
delle reciproche maree i periodi di rotazione
e di rivoluzione dei due corpi sono con ogni
probabilità sincronizzati, vale a dire che stella
e pianeta si mostrano reciprocamente sem-
pre lo stesso emisfero. Le conseguenze di ciò
sono un’alterazione dell’attività stellare, ov-
vero del suo campo magnetico, e l’instaurarsi
di venti furiosi nella rovente atmosfera pla-
netaria, scatenati dalle differenze di tempe-
ratura fra emisfero esposto alla radiazione
stellare ed emisfero in ombra.
42
millimetri
è il diame-
tro di questo
Mamiya 645,
“promosso” a
obiettivo telesco-
pico e impiegato
nella caccia ai pia-
neti extrasolari da
ricercatori della
Ohio State Uni-
versity e della
Vanderbilt Uni-
versity. Come di-
mostrano i
risultati, quella
misura era già
sufficiente a sco-
prire almeno due
nuovi oggetti.
[KELT Observa-
tories]
1...,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16 18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,...48
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