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          SETTEMBRE 2012
        
        
          ASTROBIOLOGIA
        
        
          ASTROFILO
        
        
          
            l’
          
        
        
          
            ressò, per tramite dei suoi consiglieri Singer
          
        
        
          
            e Killian. Oggi conosciamo molto meglio il
          
        
        
          
            nostro sistema planetario e sappiamo che
          
        
        
          
            Phobos non è una colonia aliena, e che pro-
          
        
        
          
            babilmente non è nemmeno un ex asteroide,
          
        
        
          
            bensì un normale satellite accresciutosi in or-
          
        
        
          
            bita marziana a partire da materiale eiettato
          
        
        
          
            dal pianeta a seguito di violenti impatti aste-
          
        
        
          
            roidali (la stessa cosa vale per Deimos).
          
        
        
          
            Curiosamente, oltre mezzo secolo dopo l’ar-
          
        
        
          
            dita ipotesi di Shklovsky, Phobos torna a far
          
        
        
          
            parlare di sé per lo stesso identico motivo:
          
        
        
          
            potrebbe ospitare tracce di vita marziana! Ad
          
        
        
          
            affermarlo è un team interdisciplinare di ri-
          
        
        
          
            cercatori della Purdue University (Indiana,
          
        
        
          
            USA), coordinato da Jay Melosh e incaricato
          
        
        
          
            alcuni anni fa di valutare la possibilità del-
          
        
        
          
            l’esistenza di forme di vita microbica su Pho-
          
        
        
          
            bos. I risultati della ricerca sarebbero stati di
          
        
        
          
            ausilio alla missione russa Phobos-Grunt, il
          
        
        
          
            cui compito principale era quello di prelevare
          
        
        
          
            circa 200 grammi di rocce e polveri dal satel-
          
        
        
          
            lite, e di spedirli sulla Terra con un’apposita
          
        
        
          
            capsula. La missione, iniziata nel novembre
          
        
        
          
            2011, è purtroppo fallita miseramente e la
          
        
        
          
            sonda, invece di raggiungere il sistema di
          
        
        
          
            Marte, è finita nell’oceano Pacifico il 15 gen-
          
        
        
          
            naio scorso. Un vero peccato, considerando
          
        
        
          
            che le conclusioni del team di Melosh non la-
          
        
        
          
            sciano dubbi: se su Marte si è diffusa la vita
          
        
        
          
            in forme elementari, sicuramente può essere
          
        
        
          
            riconosciuta anche sulla superficie di Phobos,
          
        
        
          
            dove prelevarne dei campioni è decisamente
          
        
        
          
            più semplice che non su Marte stesso.
          
        
        
          
            Il ragionamento di fondo è semplice: attra-
          
        
        
          
            verso l’impatto di asteroidi non necessaria-
          
        
        
          
            P
          
        
        
          
            
              rimo piano del
            
          
        
        
          
            
              cratere Stick-
            
          
        
        
          
            
              ney, la più grande
            
          
        
        
          
            
              struttura da im-
            
          
        
        
          
            
              patto visibile su
            
          
        
        
          
            
              Phobos. Impatti
            
          
        
        
          
            
              come questo pos-
            
          
        
        
          
            
              sono spaccare in
            
          
        
        
          
            
              più pezzi gli aste-
            
          
        
        
          
            
              roidi e i satelliti
            
          
        
        
          
            
              più piccoli, ma di
            
          
        
        
          
            
              solito l’autogravi-
            
          
        
        
          
            
              tazione riesce a ri-
            
          
        
        
          
            
              compattare le
            
          
        
        
          
            
              macerie, lasciando
            
          
        
        
          
            
              all’interno ampi
            
          
        
        
          
            
              spazi vuoti.
            
          
        
        
          
            
              [NASA, University
            
          
        
        
          
            
              of Arizona]