21
        
        
          Phobos?
        
        
          ASTROBIOLOGIA
        
        
          SETTEMBRE 2012
        
        
          
            l’
          
        
        
          
            I
          
        
        
          
            
              n primo piano
            
          
        
        
          
            
              uno scorcio di
            
          
        
        
          
            
              Phobos sovra-
            
          
        
        
          
            
              stato dall’incom-
            
          
        
        
          
            
              bente Marte. A
            
          
        
        
          
            
              causa della breve
            
          
        
        
          
            
              distanza fra i due
            
          
        
        
          
            
              corpi celesti, me-
            
          
        
        
          
            
              no di 10mila km,
            
          
        
        
          
            
              una parte rilevan-
            
          
        
        
          
            
              te del cielo visi-
            
          
        
        
          
            
              bile dal satellite è
            
          
        
        
          
            
              occupata dal pia-
            
          
        
        
          
            
              neta. [NASA]
            
          
        
        
          A
        
        
          
            lla fine degli anni ’50 andò diffon-
          
        
        
          
            dendosi anche in ambiente scienti-
          
        
        
          
            fico la strana convinzione che Pho-
          
        
        
          
            bos, il più grande e più interno dei due sa-
          
        
        
          
            telliti di Marte, fosse una gigantesca base
          
        
        
          
            spaziale costruita dai marziani, i quali avreb-
          
        
        
          
            bero trovato riparo al suo interno dopo es-
          
        
        
          
            sere evacuati dal pianeta a causa della
          
        
        
          
            crescente perdita di atmosfera. Questa biz-
          
        
        
          
            zarra teoria si deve all’astrofisico sovietico
          
        
        
          
            Iosif Shklovsky, che la partorì sulla base di
          
        
        
          
            calcoli effettuati all’U.S. Naval Observatory,
          
        
        
          
            i quali indicavano come l’orbita di Phobos
          
        
        
          
            fosse decadente a causa dell’attrito pro-
          
        
        
          
            dotto dalla tenue atmosfera di Marte. Per
          
        
        
          
            spiegare la lentissima caduta del satellite sul
          
        
        
          
            pianeta bisognava ammettere per il primo
          
        
        
          
            una densità media molto più bassa di quelle
          
        
        
          
            tipicamente attribuite ai corpi rocciosi, ma
          
        
        
          
            poiché Phobos almeno a livello superficiale
          
        
        
          
            appariva normale significava che al suo in-
          
        
        
          
            terno doveva esistere un’ampissima cavità.
          
        
        
          
            All’epoca, dei satelliti di Marte non si sapeva
          
        
        
          
            granché, giusto che erano molto piccoli, di
          
        
        
          
            forma irregolare e collocati su orbite assai
          
        
        
          
            prossime al pianeta. Non aiutava il fatto di
          
        
        
          
            considerarli ex asteroidi catturati gravitazio-
          
        
        
          
            nalmente dal pianeta, anche perché gli aste-
          
        
        
          
            roidi in quegli anni erano parecchio tra-
          
        
        
          
            scurati e solo un ventennio più tardi si sa-
          
        
        
          
            rebbe scoperto che molti di essi altro non
          
        
        
          
            sono che mucchi di macerie prodotte da col-
          
        
        
          
            lisioni reciproche, riunite dall’autogravita-
          
        
        
          
            zione e ricoperte di strati di polveri più o
          
        
        
          
            meno spessi. La loro particolare struttura in-
          
        
        
          
            clude per intuibili motivi ampi spazi vuoti, di
          
        
        
          
            qui la bassa densità media di alcuni asteroi-
          
        
        
          
            di e del loro omologo Phobos. Ma quando
          
        
        
          
            Shklovsky lanciò la sua idea tutto questo
          
        
        
          
            non era immaginabile e la possibilità che
          
        
        
          
            Phobos fosse un satellite artificiale creato dai
          
        
        
          
            marziani appariva verosimile anche presso
          
        
        
          
            certe alte sfere, tanto che persino il presi-
          
        
        
          
            dente statunitense Eisenhower se ne inte-