PLANETOLOGIA
        
        
          ASTROFILO
        
        
          
            l’
          
        
        
          a quella che il pianeta stesso avrebbe se la
        
        
          linea che congiunge la stella con l'osserva-
        
        
          tore giacesse sul piano dell'orbita, che quindi
        
        
          avrebbe una inclinazione pari a 0°.
        
        
          Ipotizzando che si trovi proprio in quella po-
        
        
          sizione, nota con buona approssimazione la
        
        
          massa della stella si calcola quella del pianeta
        
        
          
            T
          
        
        
          
            
              au Boötis e il campo stellare che la circon-
            
          
        
        
          
            
              da. In una normale fotografia come questa
            
          
        
        
          
            
              è assolutamente impossibile vedere Tau Boötis
            
          
        
        
          
            
              b, essendo la sua luce cancellata dal bagliore
            
          
        
        
          
            
              della vicinissima stella. Più a destra, una car-
            
          
        
        
          
            
              tina celeste con la costellazione del Bootes: la
            
          
        
        
          
            
              posizione di Tau Boötis è indicata da un cer-
            
          
        
        
          
            
              chietto rosso. [ESO/Digitized Sky Survey 2]
            
          
        
        
          in grado di fornirci il valore della massa,
        
        
          anche conoscendo con elevata precisione la
        
        
          massa della stella, e ciò perché di fatto i pia-
        
        
          neti restano invisibili, il che ci impedisce di
        
        
          conoscere l’inclinazione delle loro orbite ri-
        
        
          spetto alla linea visuale.
        
        
          L’unica situazione in cui si riesce ad aggirare
        
        
          l’ostacolo è quella dove il pianeta ci appare
        
        
          in transito sul disco stellare ad ogni orbita. In
        
        
          quel caso, attraverso strumenti capaci di
        
        
          grandi prestazioni fotometriche, come il te-
        
        
          lescopio spaziale Kepler, si riesce a stimare il
        
        
          diametro del pianeta, ed eventualmente lo
        
        
          spessore della sua atmosfera, dalla profon-
        
        
          dità e dalla forma della curva di luce del tran-
        
        
          sito. Questo tipo di informazioni, opportu-
        
        
          namente combinate con le misure spettro-
        
        
          scopiche, forniscono un valore molto atten-
        
        
          dibile della massa planetaria.
        
        
          Nella stragrande maggioranza dei casi, però,
        
        
          i pianeti non transitano sul disco stellare dal
        
        
          nostro punto di osservazione (e da qualun-
        
        
          que altro punto nell’universo), si muovono
        
        
          bensì su orbite che per proiezione li portano
        
        
          a transitare sotto e sopra le loro stelle.
        
        
          Quanto sotto e quanto sopra non ci è dato
        
        
          sapere, ed è questo il motivo fondamentale
        
        
          che rende indeterminabile la massa di un pia-
        
        
          neta extrasolare scoperto col metodo della
        
        
          velocità radiale. E la soluzione a questo pro-
        
        
          blema è solamente una: osservare diretta-
        
        
          mente il pianeta. Più facile a dirsi che a farsi
        
        
          (come tutto), è realmente l’unico modo di
        
        
          andare oltre la semplice conoscenza del pe-
        
        
          riodo di rivoluzione. Sapere quanto impiega
        
        
          un pianeta a ruotare attorno alla propria
        
        
          stella può consentire al massimo di calcolare
        
        
          la reciproca distanza e di evidenziare un an-
        
        
          damento della variazione della velocità ra-
        
        
          diale compatibile con un’eccentricità più o
        
        
          meno marcata dell’orbita. Non conoscendo
        
        
          l’inclinazione di quest’ultima rispetto alla
        
        
          linea di vista si può tutt’al più stimare una
        
        
          massa minima per il pianeta, corrispondente