AMMASSI STELLARI
ASTROFILO
l’
quella della Via Lattea (10-12 miliardi di
anni), il che significa che la componente gas-
sosa necessaria alla nascita delle stelle si è
ormai esaurita da lunghissimo tempo e
l’eventuale gas residuo rimasto li-
bero negli angusti spasi interstellari
è stato soffiato fuori dall’ammasso
dagli impetuosi venti delle stelle
più massicce e dalla loro successiva
esplosione come supernovae. In-
somma, a distanza di miliardi di
anni dalle prime convulse fasi della
nascita degli ammassi globulari,
non sembrerebbe esserci molto di
nuovo da scoprire in quelle strut-
ture. Al contrario, negli ultimi de-
cenni sono stati individuati al loro
interno numerosi oggetti interes-
santi, come ad esempio le blue
straggler, stelle probabilmente rin-
giovanite dall’acquisizione di massa
da stelle compagne, o come varie
sorgenti di raggi X associate ad astri collas-
sati, nonché vari tipi di stelle variabili, nume-
rose pulsar e in qualche raro caso perfino
pianeti. A 47 Tucanae per ora mancano solo
questi ultimi, perché il resto c’è già e in nu-
mero rilevante, essendo quell’ammasso glo-
bulare il secondo più grande fra gli oltre 150
appartenenti alla nostra galassia, superato
solo da Omega Centauri.
47 Tucanae dista dalla Terra circa 15000
anni luce e ospita milioni di stelle in una
sfera di spazio ampia 124 anni luce, che si
traducono in una dimensione apparente
sulla volta celeste paragonabile a quella
della Luna piena. Pur essen-
do chiaramente visibile a oc-
chio nudo (ha magnitudine
4,9) e pur presentandosi in
cielo a fianco della Piccola
Nube di Magellano, fu sco-
perto ufficialmente solo nel
1751, nel corso di uno dei
numerosi viaggi di esplora-
zione del cielo australe or-
ganizzati dagli astronomi
europei nel XVIII secolo.
Tornando alla nuova imma-
gine infrarossa prodotta di
VISTA, è facile verificare
come la componente stel-
lare che più spicca sul fondo biancastro
dell’ammasso, impreziosendolo, sia quella
delle giganti rosse, astri che hanno esaurito
il combustibile nucleare e che si avviano
verso la fase di nana bianca. È forse utile
notare che pur essendo quella qui presen-
tata un’immagine infrarossa, non è nel suo
insieme molto dissimile da quelle più classi-
che ottenute nella banda visibile, e questo
perché 47 Tucanae (come tutti gli ammassi
globulari) è pressoché privo di polveri inter-
stellari (o almeno di un loro quantitativo si-
gnificativo). Viene insomma un po’ a man-
care il grande vantaggio che ha l’osserva-
zione in luce infrarossa rispetto a quella in
luce bianca, che è appunto quello di mo-
strare ciò che si nasconde dentro e al di là
delle coltri di polvere interstellare.
A
sinistra, l’av-
veniristica
struttura del tele-
scopio VISTA. La
cupola si apre al
tramonto per la
nottata di lavoro,
lasciando intrave-
dere su un picco
adiacente gli edi-
fici del Very Large
Telescope. Si noti
la breve distanza
che separa spec-
chio primario e se-
condario di VISTA.
[G.Hüdepohl/ESO]
pettacolare
video che sfio-
rando la Piccola
Nube di Magel-
lano ci porta dritti
nel cuore di 47 Tu-
canae, il secondo
più grande am-
masso globulare
della nostra galas-
sia. [ESO/DSS
2/M.-R. Cioni/
VISTA Magellanic
Cloud Survey/Sta-
nislav Volskiy]
n
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