l'Astrofilo luglio 2012 - page 16

SOLE
ASTROFILO
l’
parte dei granuli che si sviluppa a livello cro-
mosferico sotto forma di piccolissime pro-
tuberanze. Quelle recentemente scoperte
hanno la particolarità di durare molto poco
(solo 10-60 secondi, contro i 15 minuti delle
spicole classiche) e di essere assai veloci
nell’innalzarsi (arrivano a 50-100 km/s, in-
vece dei tipici 20 km/s), hanno insomma
un’evoluzione esplosiva e ciò ha come con-
seguenza che l’efficienza con cui cedono ca-
lore alla corona è decisamente superiore a
quella delle spicole classiche. Non riuscendo
a dissipare quel calore con la stessa effi-
cienza con cui viene fornito, al rarefatto
plasma coronale non resta che riscaldarsi in
maniera esagerata.
Non era però sufficiente aver trovato il mo-
tore e il veicolo per avere la certezza che
fosse proprio quel meccanismo a surriscal-
dare la corona, era infatti indispensabile tro-
vare anche un riscontro diretto, una con-
temporaneità spaziale e temporale fra il
manifestarsi dei sottilissimi cappi a livello fo-
tosferico e la comparsa o l’alterazione di
strutture coronali. Essendo assai improba-
bile che non accada nulla in un punto della
corona al di sotto del quale vi è una cospi-
cua iniezione di energia, Goode e colleghi
hanno deciso di combinare le osservazioni
compiute al Big Bear Solar Observatory con
quelle fatte dallo spazio dal Solar Dynamics
Observatory, il quale registra fenomeni che
si sviluppano fin dalla bassa atmosfera so-
lare. I risultati della comparazione, pubbli-
cati in maggio su
The Astrophysical
Journal
, sono stati decisamente in-
teressanti: in molti casi, allo svi-
luppo dei sottili cappi fotosferici è
seguito a livello coronale un rapido
e locale aumento di luminosità del
plasma, quando non addirittura la
formazione di grandi cappi o una
loro intensificazione. Dunque il pro-
blema del surriscaldamento della
corona solare sembra aver trovato
una soluzione convincente, anche
se l’argomento necessita di ulteriori
conferme, visto che le scoperte al ri-
guardo sono avvenute ai limiti dei
poteri risolutivi degli strumenti im-
piegati e che non è dato sapere ciò
che accade al disotto di quel limite.
La conferma definitiva giungerà
probabilmente non appena sarà
operativo l’Interface Region Ima-
ging Spectrograph (IRIS), un nuovo
osservatorio solare che la NASA
conta di lanciare il prossimo dicem-
bre o all’inizio del 2013.
P
rimo piano
della stradina
che porta alla cu-
pola principale
del Big Bear Solar
Observatory. La
scelta di collo-
care l’osservato-
rio in mezzo a un
lago viene dalla
necessità di ave-
re tutto attorno
una superficie
uniforme che ga-
rantisca un irrag-
giamento unifor-
me e quindi un
seeing stabile,
fattore cruciale
nell’osservazione
solare. Sulla sini-
stra vediamo l’in-
terno della cupo-
la, occupata dal
riflettore di 1,6
metri di diame-
tro, che col suo e-
levato potere riso-
lutivo ha permes-
so di capire per-
ché la corona so-
lare ha una tem-
peratura di oltre
1 milione di gra-
di. [BBSO/NJIT]
n
1...,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 17,18,19,20,21,22,23,24,25,26,...48
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