l'Astrofilo maggio 2012 - page 17

MAGGIO 2012
EVOLUZIONE STELLARE
ASTROFILO
l’
ellare
S
ullo sfondo c’è NGC 6729, una regione di formazione stellare
che qui si presenta in grande dettaglio, mostrando i violenti
effetti prodotti dalla radiazione e dal vento delle giovani stelle
sulle polveri e sui gas che le circondano. Questo effetto è parti-
colarmente evidente nell’angolo in alto a sinistra. dove alcuni
astri neonati hanno prodotto una serie di onde d’urto che si
propagano tutto attorno. [Sergey Stepanenko, VLT/ESO]
I
l meccanismo che porta alla formazione
delle stelle è, in linea di massima, abba-
stanza ben compreso: una nube di gas e
polveri interstellari viene sollecitata a fram-
mentarsi e a condensarsi in sottostrutture
dominate dalla gravità, che attraggono ul-
teriore materia, formando i bozzoli dai
quali poi “emergono” le stelle. Questo in
estrema sintesi.
La causa più vistosa che dà inizio alla con-
trazione di gas e polveri è la compressione
da parte di un’onda d’urto generata da una
supernova, ma anche i più consueti venti
stellari di giovani astri nati in prossimità o
all’interno della stessa nube sono più che
sufficienti ad avviare la genesi di nuovi
astri. Le supernovae non sono però così fre-
quenti da render conto di tutte le regioni
di formazione stellare che osserviamo sia
nella nostra galassia sia nella altre, e non
sempre in una nube dove nasce una stella
ne esiste già almeno un’altra che possa es-
sere considerata causa della nuova nata.
Senza l’intervento di altre stelle, come pos-
sono dunque nascerne di nuove? Rispon-
dere con precisione a questa domanda
permetterebbe di capire anche come sono
nate le primissime stelle dell’universo, una
cosa non certo secondaria. Oltre a quello
della compressione delle nubi, le attuali
teorie sulla formazione stellare prevedono
anche uno scenario diverso, complemen-
tare se non alternativo, che chiama in causa
la presenza di campi magnetici all’interno
delle nubi, lungo le linee dei quali sia i gas
che le polveri sarebbero almeno in parte co-
stretti a muoversi, formando tipiche strut-
ture filamentari (previste dalle simulazioni
e recentemente osservate nel lontano infra-
rosso anche dal telescopio spaziale Herschel
dell’ESA), che si ispessiscono in prossimità di
regioni dove nascono stelle. La presenza di
quelle linee di forza agevolerebbe l’aggre-
gazione della materia, dopodiché la gravi-
tazione farebbe il resto.
Questa visione è per certi versi rassicurante,
perché comunque sia abbiamo un’idea su
come inizia il processo di formazione stel-
lare. Peccato però che non si abbia nessun ri-
scontro osservativo certo di quell’inizio!
Cogliere esattamente “l’attimo” in cui in una
regione nebulare scocca quella scintilla (se
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