PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
Periodo e distanza
non sono tuttavia
sufficienti a caratte-
rizzare anche solo
approssimativamen-
te un esopianeta,
serve almeno un’al-
tra grandezza, il dia-
metro. Dal momento
che il telescopio Ke-
pler misura con e-
strema precisione i
cali di luminosità ma-
nifestati dalle stelle
sul cui disco transi-
tano pianeti, e poi-
ché l’entità di quei
cali è proporzionale
al diametro dei pia-
neti in transito, co-
noscendo il diametro
della stella e la sua
luminosità fuori tran-
sito diventa relativa-
mente semplice risa-
lire al diametro dei
corpi occultanti.
Purtroppo però non
è così facile misurare
il diametro di una
stella.
Dall’analisi
spettrale ci si può
fare giusto un’idea,
ma non basta. In
aiuto dei ricercatori
viene però l’astrosi-
smologia, che ha par-
ticolare efficacia su
stelle quiete, come
appunto è Kepler-37,
non a caso fatta oggetto di quel tipo d’in-
dagine da parte del team di Barclay. Le tec-
niche astrosismologiche consentono, attra-
verso lo studio della propagazione di onde
sonore dall’interno delle stelle verso le loro
superfici, di sondare la struttura stellare e
di valutare le oscillazioni da esse prodotte
nella luminosità stellare. La frequenza di
tali oscillazioni è proporzionata alle dimen-
sioni della stella medesima, presentandosi
a più bassa frequenza negli astri più grandi
e a più alta frequenza in quelli più piccoli.
C
urve di luce
dei transiti di
Kepler-37a, b, c.
La profondità
dell’occultazione
(qui espressa in
parti per milione)
è proporzionata
alle dimensioni di
ciascun pianeta,
mentre la larghez-
za varia con la di-
stanza dalla stella.
La dispersione del
segnale è propor-
zionata alla diffi-
coltà di rilevarlo.
[Barclay et al.]
Integrando i dati astrosismici con quelli
spettroscopici, i ricercatori hanno ottenuto
un quadro dettagliato delle proprietà di
Kepler-37 e hanno così potuto calcolare
con elevata precisione (errore massimo 3%)
il diametro stellare, risultato pari a 0,770
diametri solari, ovvero circa 1 072 000 km.
Un risultato notevole se si considera che
nelle stelle relativamente fredde di se-
quenza principale, come Kepler-37, le oscil-
lazioni di cui sopra sono caratterizzate da
basse luminosità e modeste ampiezze.