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PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
(Oltre al diametro, i ricercatori hanno po-
tuto calcolare con precisione anche la
massa della stella in questione, equivalente
a 0,803 masse solari.)
Una volta in possesso di tutte le informa-
zioni necessarie, per il gruppo dell’Ames è
stato un gioco da ragazzi determinare le
percentuali di oscuramento del disco stel-
lare provocato dai singoli transiti dei tre
pianeti e quindi risalire con buona appros-
simazione ai rispettivi diametri. Questi i ri-
sultati: 3865 km per Kepler-37b (il più
interno e più piccolo); 9465 km per Kepler-
37c (quello di mezzo); 25 384 km per Ke-
pler-37d (il più esterno e più grande).
L’intervallo di confidenza relativo a Ke-
pler-37b va da 2930 a 4540 km, il che signi-
fica che quel pianeta è sicuramente più
piccolo di Mercurio (il cui diametro è 4879
km) e forse più piccolo anche della Luna
(3476 km), o comunque del tutto parago-
nabile ad essa, visto che per le ridotte di-
mensioni e la vicinanza alla sua stella è
inevitabilmente roccioso e privo di atmo-
sfera, solo più caldo.
La piccola massa complessiva del sistema
planetario di Kepler-37 è confermata dal
fatto che non è possibile verificarne l’esi-
stenza usando la tecnica delle velocità ra-
diali, in quanto la sua presenza non è suffi-
ciente a spostare la stella in modo rilevabile
dagli strumenti attuali. Ciò esclude anche la
remota possibilità che uno o più pianeti
possano essere densi oggetti substellari.
La scoperta del sistema di Kepler-37 e in
particolare di Kepler-37b (la cui massa è
solo 1/100 di quella terrestre) ha diverse
implicazioni di rilievo, la principale delle
quali riguarda la quantità di pianeti di ta-
glia lunare o più piccoli che potrebbero esi-
stere nella Galassia. Essendo ormai chiaro
che il numero dei pianeti cresce rapida-
mente al decrescere delle dimensioni, visto
che possono raggiungere la taglia del no-
stro satellite naturale il loro numero po-
trebbe superare quello delle stelle. Un’altra
importante implicazione derivante dalla
scoperta di Barclay e colleghi (pubblicata il
20 febbraio su
Nature
) è la certezza di riu-
scire a scoprire pianeti di taglia terrestre
anche a distanze maggiori, sia da noi sia
dalla loro stella, di quelle finora raggiunte.
Tutto ciò era per la verità già nelle previ-
sioni dei progettisti del telescopio Kepler,
ma non sembrava sperabile il poter andare
sensibilmente al disotto delle dimensioni di
Marte, e invece sono state addirittura rag-
giunte quelle della Luna.
n
L
’idea di sco-
prire pianeti
extrasolari dal
loro transito sui
dischi stellari si è
dimostrata asso-
lutamente vin-
cente. Al telesco-
pio spaziale Ke-
pler sono bastati
meno di 4 anni
per individuare
oltre 3000 candi-
dati esopianeti,
una parte dei
quali già confer-
mata con stru-
menti al suolo.
[NASA/Kepler]