PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
legato in molecole con atomi di idrogeno
normale, è stato possibile anche tracciare la
distribuzione di quest’ultimo. Da notare che
è solo la seconda volta che il deuterio viene
osservato oltre il sistema solare, quindi
un’impresa non da poco.
Dopo aver stimato con sufficiente precisione
la quantità di deuterio presente nel disco di
TW Hydrae, è stato semplice estrapolare
quello dell’isotopo più diffuso, sapendo che
ogni 100000 atomi di idrogeno normale ce
ne sono 15 di deuterio (stando alle attuali
conoscenze). Sommando al totale il minimo
contributo delle polveri, del monossido di
carbonio e di altri elementi meno diffusi, i
ricercatori sono giunti all’inattesa conclu-
sione che il disco di TW Hydrae pesa oltre
0,05 masse solari, quasi quanto la stella
stessa. Una quantità di materia sufficiente a
creare almeno una cinquantina di pianeti
delle dimensioni di Giove.
Considerando che i valori fino a quel mo-
mento più accreditati erano di gran lunga
inferiori e che il nuovo approccio del team
di Bergin fornisce risultati dieci volte più
accurati di quelli ottenuti in precedenza,
quello 0,05 è evidentemente un valore che
rimette in discussione tutte le misurazioni
effettuate su tutti i dischi protoplanetari. È
infatti più che probabile che tutte le masse
siano state finora sottostimate, con conse-
guenze non irrilevanti sull’interpretazione
dei fenomeni in atto all’interno di quegli
ambienti. Non bastasse questo, la ricerca (i
cui risultati sono stati pubblicati a fine gen-
naio su
Nature
) ha un risvolto ancor più cla-
moroso, che, come spesso accade, mette
alle corde non pochi modelli sull’evolu-
zione dei sistemi planetari. Il clamore de-
riva dal fatto che TW Hydrae è sì una stella
giovane, ma non così giovane da avere an-
cora attorno un disco tanto massiccio. Ha
infatti quasi 10 milioni di anni e quindi a
quest’ora quel disco avrebbe già dovuto es-
sersi trasformato in un sistema planetario,
mentre invece da precedenti osservazioni
sappiamo che al suo interno non dovrebbe
esserci nulla più grande di
qualche centimetro. Abbiamo
insomma una stella che invece
di aver già superato il tempo
in cui può circondarsi di un si-
stema planetario, si trova an-
cora all’inizio di quella fase e
può addirittura vedersi cre-
scere attorno nei prossimi mi-
lioni di anni decine di pianeti
giganti, cosa finora mai riscontrata nei si-
stemi planetari esaminati da strumenti in
orbita e al suolo.
Concludendo, le scoperte fatte sul sistema
di TW Hydrae rappresentano un altro im-
portante passo nella comprensione della
diversità dei sistemi planetari, e l’ormai
inevitabile rivalutazione delle masse dei di-
schi attorno alle stelle giovanissime, ma
anche non così giovani, fornirà nuove in-
formazioni sui processi di formazione pla-
netaria, e indirettamente anche informa-
zioni sulla nascita del nostro stesso sistema
solare. Sarà interessante capire quanto le
diverse età delle stelle attorno alle quali i
pianeti si formano siano determinanti ai
fini del risultato finale.
S
pettacolare video che mostra
con eccezionale gradualità la
trasformazione di un disco proto-
planetario in un sistema planeta-
rio maturo. L’accrescimento dei
singoli pianeti, che sembrano
emergere dal nulla, e il vento
stellare provvedono a spazzare le
polveri e i gas che costituiscono il
disco. [Space Fellowship]
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