CORPI MINORI
ASTROFILO
l’
prat-
tutto do-
po le missio-
ni Apollo. Geologi
e astronomi iniziarono
allora a guardare a Marte
come possibile luogo di prove-
nienza di quelle strane rocce, ipotiz-
zando che l'impatto di grandi asteroidi
o il verificarsi di titaniche eruzioni vulcaniche
avrebbero potuto scagliare materiale mar-
ziano verso il sistema solare interno e che
parte di questo sia poi caduto sulla Terra.
Se quelle meteoriti fossero state realmente
marziane, ci si poteva aspettare che tra es-
se e il pianeta esi-
stessero af-
fini-
tà marca-
te, e un elemento chia-
ve per procedere a un confronto poteva es-
sere il rapporto fra le quantità di due iso-
topi dell'argon, il 36 e il 38. L'argon è un
gas nobile, quindi inerte e come tale non si
lega a nessun altro atomo o composto, per-
tanto il rapporto di 5,5 atomi di argon-36
contro 1 di argon-38 che caratterizza il no-
stro sistema solare dalla sua nascita, do-
vrebbe essere rimasto inalterato anche
nell'atmosfera di Marte, se ne frattempo
non sono intervenuti meccanismi in gra-
do di alterarlo (questo indipendente-
mente dal quantitativo assoluto dei
due isotopi, presenti tipicamente in
piccole quantità).
Un fattore determinante al man-
tenimento della proporzione di
cui sopra è la massa e di conse-
guenza la forza gravitazionale
del corpo celeste sul quale il
gas è presente. Nel caso delle
atmosfere di Sole e Giove, ad
esempio, le due abbondanze so-
S
opra, una se-
zione della
shergottite Dar al
Gani 1037, ritro-
vata nel deserto li-
bico nel 1999. La
venatura più scura
si è originata per
fusione a seguito
di un violento im-
patto. Il campione
misura 63x45 mm.
[Meteorites Au-
stralia Collection]
A sinistra, la sher-
gottite NWA 4468,
recuperata nel Sa-
hara occidentale.
Pesa ben 675 g. La
crosta da fusione
nasconde una me-
scola di minerali
dalla tonalità chia-
ramente marziana.
[Greg Hupé]