l'Astrofilo settembre-ottobre 2014 - page 44

a determinare con precisione
la loro orientazione nello spa-
zio e le loro proprietà rota-
zionali. Inoltre non basta che
solo una delle due stelle sia
dotata di disco, è necessario
che lo possiedano entrambe e
che i due dischi si presentino
chiaramente disallineati. Solo
uno scenario di questo tipo
può garantire che almeno
uno dei due dischi sia abba-
stanza inclinato rispetto al
piano orbitale delle stelle da
venire destabilizzato dall'in-
terazione gravitazionale della
stella compagna. Come risul-
tato si avranno pianeti carat-
terizzati da orbite anomale.
Per capire se i sistemi binari
possono realmente essere una
delle cause (se non l'unica) del-
l'esistenza di orbite planeta-
rie assai diverse da quelle che
riscontriamo nel nostro si-
stema solare era dunque ne-
cessario trovare un soggetto
ideale da studiare, rappresen-
tato da una binaria con due
dischi, entrambi sufficiente-
mente luminosi da permette-
re di evidenziare la loro orien-
tazione nelle tre dimensioni e
la loro dinamica interna.
Poiché i dischi protoplanetari
sono strutture relativamente
fredde, la loro luminosità è
SETTEMBRE-OTTOBRE 2014
PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
N
el video, un volo
nelle regioni ne-
bulari di formazione
stellare del Toro,
fino a raggiungere
HK Tauri. [ESO/Digi-
tized Sky Survey
2/N, Nick Risinger]
Nell’immagine a
grande campo, una
freccia rossa indica
la posizione del si-
stema di HK Tauri,
che qui appare
come una singola
stella. [ESO/DSS2]
presenza di una stella compagna, collocata
su un'orbita sensibilmente inclinata rispetto
al piano orbitale dei pianeti. Per dar conto
di molti scenari osservati, l'inclinazione ri-
chiesta deve raggiungere almeno qualche
decina di gradi, un valore che sembrerebbe
facile da verificare. Purtroppo intervengono
diversi fattori che complicano il lavoro dei
ricercatori, uno è la generale impossibilità
di misurare con precisione l'orientazione or-
bitale nelle tre dimensioni dei pianeti extra-
solari; un altro fattore è la difficoltà di de-
terminare in tempi ragionevolmente brevi
l'orientazione del piano orbitale del sistema
stellare binario; infine, la stella compagna
può essere così poco luminosa o così lon-
tana dalla primaria da non essere ancora
stata riconosciuta.
Uno stratagemma che permette di aggirare
questo tipo di ostacoli è quello di studiare
non tanto le proprietà dinamiche dei pia-
neti già formati, quanto piuttosto quelle
degli ambienti in cui essi si formano, ov-
vero i dischi protoplanetari. Queste strut-
ture sono più facili da osservare rispetto ai
pianeti, in quanto enormemente più este-
se, più luminose e più facilmente risolvibili
e analizzabili spettroscopicamente.
Sfortunatamente, l’osservazione dei rari di-
schi di gas e polveri presenti nei sistemi bi-
nari composti di stelle giovani (inevitabil-
mente giovani) non ha portato in passato
a risultati di grande rilievo, perché gli stru-
menti impiegati (tipicamente sensibili alla
luce visibile e all'infrarosso vicino) sono
stati in grado di evidenziare solo piccole
porzioni interne di quei dischi, insufficienti
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