STRUMENTI
ASTROFILO
l’
tata in bronzo di buona fattura da
180 mm di diametro e 359 denti,
pressata fra due dischi in alluminio,
uno dei quali flangiato e calettato
sull’asse orario grazie a tre grani di-
sposti a 120°; in tal modo si realiz-
zava una frizione, regolabile grazie
a tre bulloni M8 avvitati nel disco
calettato all’asse orario e facenti
pressione sul disco libero e quindi,
tramite di esso, sulla corona in
bronzo. La vite senza fine, in acciaio,
era inserita in un supporto in
bronzo tramite due cuscinetti a
sfere, uno dei quali fissato in sede
grazie a un anello Seeger. Il movi-
mento di rotazione della vite senza
fine era assicurato da un piccolo
motorino sincrono Crouzet da ¼
giri/minuto.
L’asse di declinazione era fissato in
sede grazie a una flangia in ottone
dotata di tre fori per il passaggio di
altrettante brugole M4 per il bloc-
caggio sulla fusione in alluminio; la
flangia bloccava l’asse in corrispon-
denza del cuscinetto più vicino alla
culla per lo strumento, a sua volta
bloccato sull’asse dall’altro lato gra-
zie a un anello Seeger; il secondo
cuscinetto, quello più vicino
al contrappeso, era sempli-
cemente inserito a pres-
sione nella sua sede. La
stessa fusione che allog-
giava l’asse di declinazione
presentava la sede per il fis-
saggio dell’asse di A.R. Non
ho potuto misurare con
precisione l'ortogonalità
dei due assi, che comunque
“ad occhio” mi è sembrata
abbastanza corretta.
Non è stato possibile recu-
perare i cerchi graduati, sia
per la mancanza di uno dei
due noni, sia perché ho pre-
ferito lasciare lo spazio li-
bero per l’inserimento
eventuale di encoders e, in
declinazione, di una corona
dentata e vite senza fine;
l’obiettivo finale del lavoro non era
infatti tanto di riportare la monta-
tura allo “status quo ante”, ma piut-
tosto di recuperarla e modernizzarla
per poterla utilizzare tutti i giorni
alla stregua di una moderna GoTo.
Del resto, i cerchi originali
erano, per esperienza pre-
gressa, di difficile utilizzo e di
precisione modesta, in partico-
lare per il piccolo diametro del
cerchio di declinazione. Analo-
gamente ho preferito non riu-
tilizzare la colonna e le razze
originali, che pure ho restau-
rato, in quanto le fusioni di al-
luminio, troppo maltrattate,
non mi davano garanzia di re-
sistenza al notevole peso che
avrebbe caratterizzato il setup
finale dello strumento. Gli
unici due componenti che si è
reso necessario rifare comple-
tamente sono stati l’asse di
declinazione, la cui filettatura
era irrimediabilmente rovi-
nata dalla ruggine, e i con-
trappesi. Naturalmente tutti i
D
ettaglio della culla porta
strumento e del braccetto
tangente per i movimenti
fini in declinazione.
D
ettaglio dell’asse di A.R.
e del meccanismo per
l’allineamento in altezza
dell’asse polare.