ASTRONAUTICA
ASTROFILO
l’
biente a microgravità, risulterebbe troppo
leggero per far presa sul terreno, e qualora
lo facesse, potrebbe risultare tanto accele-
rato da abbandonare la superficie.
Un'efficace esplorazione dei corpi minori
del sistema solare richiede quindi un
nuovo tipo di approccio ingegneristico. La
soluzione al problema iniziò a prendere
forma nel 2011, quando Marco Pavone,
della Stanford University, e Issa Nesnas, del
Jet Propulsion Laboratory della NASA, pro-
posero di utilizzare piccoli robot pensati a
forma di riccio (e pertanto genericamente
indicati col termine Hedgehog), in grado
di saltare e ruzzolare su qualunque tipo di
superficie, restando perfettamente opera-
tivi indipendentemente dalla posizione as-
sunta rispetto al terreno.
I
l video qui
sopra riassume
l’argomento Hed-
gehog. A sinistra,
primo piano di un
prototipo di Hed-
gehog esposto in
un rocket garden.
[JPL/NASA, Cali-
fornia Institute of
Technology]
Negli anni più recenti, la Stanford e il JPL,
in collaborazione con il Massachusetts In-
stitute of Technology
(MIT), hanno proget-
tato varie versioni di
quei robot, per capire
quali possono essere le
forme e i dispositivi in-
terni più adatti a ope-
rare sui corpi minori.
Gli ingegneri sono giun-
ti alla conclusione che
la struttura più adatta
per un Hodgehog con-
siste di un cubo con
spuntoni sugli spigoli,
in grado di muoversi
grazie agli impulsi ge-
nerati dalla rotazione
e dal rapido frenamen-
to di tre volani interni,
collocati in tre diverse
direzioni spaziali.
Calibrando opportuna-
mente le velocità dei
volani e l'azione dei
rispettivi freni, l'ener-
gia cinetica generata
dai primi si scarica sul-
l'intera struttura del
robot, che è spinto a
muoversi nelle dire-
zioni associate ai vo-
lani. A seconda della
quantità di energia
prodotta e della velo-