MARTE
MARZO 2013
I
l 9 febbraio sono giunte sulla Terra im-
portanti immagini del suolo marziano,
che ritraevano il risultato delle opera-
zioni di foratura di una roccia compiute dal
rover Curiosity. Si tratta di immagini atte-
se con una certa trepidazione, perché la
buona riuscita di quella fase esplorativa è
ritenuta fondamentale per capire se il Gale
Crater, la formazione dove il rover è atter-
rato e sta muovendosi, ha offerto in pas-
sato condizioni ambientali adatte alla vita.
L’importanza dell’operazione di trapana-
tura delle rocce marziane è intuibile dalla
prudenza con la quale il team che comanda
Curiosity l’ha attuata. Una volta stabilito
che il trapano montato all’estremità termi-
nale del braccio meccanico avrebbe fatto il
suo primo foro in un blocco di roccia piatta
chiamato John Klein (in memoria di uno dei
responsabili della missione), i tecnici hanno
avviato a fine gennaio alcuni test, soprat-
tutto a carico della componente meccanica.
Fra gli altri, uno è servito per verificare che
il dispositivo rispondesse come atteso alle
pressioni esercitate durante la perforazione
(ma senza realmente bucare la roccia);
mentre un altro ha simulato la necessità di
lasciare la punta del trapano conficcata
nella roccia durante la notte, con la tempe-
ratura che nel Gale Crater scende a -65°C,
dopo essere salita a circa 0°C nel pomerig-
gio, un’escursione che fa restringere la
struttura del braccio robotico di 2,5 mm.
L’esito favorevole dei test preliminari ha in-
trodotto la fase successiva, il test della per-
cussione del trapano, senza rotazione della
punta. Questo è servito per verificare che il
sistema di controllo del meccanismo di per-
cussione fosse opportunamente calibrato
per il tipo di roccia che si voleva penetrare.
Dopo aver lasciato sul suolo marziano il
segno di questo primo chiaro contatto del
trapano, il team del rover è giunto (nel
primo weekend di febbraio) all’ultimo test,
quello della vera e propria foratura della
roccia, con rotazione e percussione della
punta, senza però scendere fino alla pro-
fondità necessaria per le analisi. Il buco
prodotto è risultato profondo solo 2 cm,
l’obiettivo era infatti principalmente quello
di produrre il tipico anello di polvere at-
torno al buco stesso, ben noto a chi ha un
ASTROFILO
l’
A
doppia pagina
vediamo un pri-
mo piano della for-
mazione rocciosa
John Klein, servita a
Curiosity per la rifi-
nitura dei test sul
trapano e per la pri-
ma perforazione ve-
ra e propria. [NASA/
JPL Caltech/MSSS]
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