PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
diale. Ma le stelle, soprattutto quelle di
tipo solare, mostrano cicli di attività ma-
gnetica che si traducono generalmente in
una “superficie” inte-
ressata in modo irrego-
lare da regioni attive,
con macchie, facole e
altre fenomenologie.
Queste, ruotando ver-
so l'osservatore o allon-
tanandosi da esso, al-
terano l'equilibrio fra
blueshift e redshift, mi-
mando la presenza di
pianeti. In altre paro-
le, una stella può mo-
strare una certa velo-
cità radiale benché la
sua distanza dalla Terra
rimanga immutata e
sia quindi virtualmente
priva di pianeti.
Osservazioni prolungate nei mesi
e negli anni, e opportuni metodi
di interpretazione dell'attività
stellare, permettono ai ricerca-
tori di eliminare i falsi segnali
planetari e di stabilire se l'even-
tuale velocità radiale residua è
interpretabile con l'esistenza di
uno o più pianeti, nonché di cal-
colarne periodo e massa.
Nel caso della ricerca di analoghi
di Giove attorno ad analoghi del
Sole, il quadro si complica ulte-
riormente, perché il periodo di ri-
voluzione del pianeta può essere
lungo quanto il ciclo di attività
della stella, esattamente ciò che
avviene nel nostro sistema, dove i
due periodi sono entrambi pros-
simi agli 11 anni. È vero che il ciclo
di attività solare può discostarsi
dalla durata media anche di qual-
che anno, che esistono lunghi mi-
nimi, che la distribuzione delle
regioni attive da una parte e dal-
l'altra del meridiano centrale alla
lunga si compensa e che, facendo
lo stesso discorso per una stella
come il Sole, sembrerebbe relati-
vamente semplice separare un se-
gnale regolare da un segnale non altret-
tanto regolare. Ma non è così, perché due
(o più) segnali che si manifestano in tempi
L
o spettrografo
HARPS, chiuso
e aperto, fotogra-
fato durante al-
cuni test. Il reci-
piente che contie-
ne il “cuore” dello
strumento viene
tenuto sotto vuo-
to durante le fasi
operative. [ESO]