l'Astrofilo dicembre 2011 - page 27

PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
collisioni in grado di strappare materiale
sufficiente alla formazione di grandi satelliti
erano numerose, e ciò valeva evidente-
mente non solo per una virtuale Terra ma
anche per Venere e in misura minore per
Marte e Mercurio (altrettanto virtuali).
Anche tenendo conto del fatto che la gran
parte di quei satelliti finivano col precipi-
tare sul proprio pianeta o col disperdersi
nello spazio in tempi relativamente brevi,
restava complessivamente al termine delle
simulazioni un numero di grandi oggetti
sufficiente a far concludere che i sistemi
Terra-Luna non sono poi così rari. Elser e
colleghi hanno infatti calcolato che 1 pia-
neta di tipo terrestre ogni 12 può essere do-
tato di un satellite di taglia lunare.
Il livello di incertezza che interessa i para-
metri posti alla base delle simulazioni am-
plia la frequenza con cui può presentarsi
una “Luna” attorno a una “Terra” da un mi-
nimo di 1 su 45, fino a un massimo di 1 su 4.
Anche considerando il risultato più pessimi-
stico (1 su 45), non possiamo non sottoli-
neare che si tratta di una frequenza molto
alta, perché stiamo parlando di corpi plane-
tari compresi nella cosiddetta “zona di abi-
tabilità”, quella regione di spazio attorno
alla stella, dove le temperature sono tali che
un pianeta di tipo terrestre può conservare
in superficie acqua allo stato liquido. Es-
sendo quest’ultima l’elemento base per lo
sviluppo della vita come noi la conosciamo,
se anche solo 1 “Terra” ogni 45 soddisfa tut-
te le condizioni necessarie alla sua nascita,
è facile ipotizzare che già nella nostra galas-
sia possono esistere migliaia (se non milioni)
di pianeti adatti alla vita.
Da notare che per quanto le simulazioni
del team di Elser rappresentino l’evolu-
zione collisionale a lungo termine dei
corpi rocciosi del nostro sistema solare in-
terno, il tutto può verosimilmente rappre-
sentare (con qualche variante) anche altri
sistemi planetari, orbitanti stelle più pic-
cole o più grandi del Sole, aventi di conse-
guenza zone abitabili più interne o più
esterne rispetto alla nostra (tipicamente
da 0,1 a 2 volte).
Al di là della necessità di verificare ed even-
tualmente migliorare i risultati qui esposti,
resta il fatto che è stato aggiunto un ele-
mento forse imprescindibile nella ricerca
della vita extraterrestre.
L
a zona abita-
bile attorno
alle stelle (nello
schema rappre-
sentata dall’area
blu) varia in fun-
zione delle di-
mensioni delle
stelle stesse.
Se il Sole fosse
più grande o più
piccolo, la zona
abitabile potrebbe
includere anche
altri pianeti, peg-
giorando però le
condizioni di vita
sulla Terra.
[NASA]
n
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