l'Astrofilo febbraio 2014 - page 25

PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
commisurata alle masse e alle di-
stanze reciproche dei due prota-
gonisti, ma si tratterà comunque
di variazioni infinitesime e per
poter sperare di registrarne qual-
cuna è indispensabile uno stru-
mento che osservi una gran quan-
tità di stelle contemporaneamen-
te e pressoché continuamente, su
lunga base temporale e con ele-
vatissima precisione fotometrica,
presupposti che hanno convinto
Kipping e colleghi a intrapren-
dere la loro ricerca proprio basan-
dosi sul database di Kepler, l'uni-
co telescopio rispondente a tutti i
requisiti richiesti.
Che le esolune possano esistere
sembra scontato, a meno che il
nostro sistema planetario non
rappresenti un'incredibile anoma-
lia. Che poi quelle lune siano in grado di far
variare i tempi dei transiti in modo rilevabile
dai nostri strumenti è un altro discorso. Il
vero problema è che per lasciare una traccia
oggi rilevabile, quelle lune devono avere di-
mensioni che non hanno riscontri attorno ai
nostri pianeti, dimensioni planetarie, e non
è detto che possano realmente esisterne.
Allo stato attuale delle cose, fra gli oltre
2300 pianeti in transito sui dischi stellari
(non tutti ancora confermati) esaminati dal
D
avid Kipping
ha coordinato
il gruppo di ricer-
catori che ha sco-
perto il pianeta
transitante più si-
mile alla Terra per
quanto riguarda
massa e diametro.
In realtà quel
mondo è tutt’al-
tro che di tipo ter-
restre, trattandosi
di un mini-Net-
tuno che ha perso
gran parte della
sua atmosfera.
Qui a fianco, una
rappresentazione
fantasiosa di una
delle esolune cer-
cate dal team di
Kipping nell’am-
bito del progetto
HEK. Per poterle
scoprire con gli
strumenti attuali
devono avere ta-
glia terrestre e di
conseguenza or-
bitare attorno a
pianeti giganti.
[D. Kipping et al.]
alla maggiore precisione e potenza raggiun-
te dagli strumenti di ultima generazione, è
stata applicata con crescente successo.
Se un pianeta ospita una luna relativamente
massiccia, essa altererà ciclicamente la velo-
cità orbitale del suo pianeta, rallentandolo
quando lo segue e accelerandolo quando lo
precede (lungo l'orbita planetaria). Tali va-
riazioni si tramuteranno in ritardi e anticipi
nell'inizio (e nella fine) di ciascun transito.
L'entità delle variazioni sarà chiaramente
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