l'Astrofilo marzo-aprile 2014 - page 29

EVOLUZIONE STELLARE
ASTROFILO
l’
Per verificare i modelli e per conoscere con
maggiore precisione le proprietà fisiche
delle prime stelle apparse nell'universo, sa-
rebbe fondamentale avere un riscontro di-
retto delle abbondanze dei metalli eiettati
dalle supernovae che hanno posto fine alla
loro esistenza. Ma come si fa ad avere oggi
un riscontro di fatti accaduti all'alba dei
tempi? Sappiamo che l'universo ha un'età di
circa 13,75 miliardi di anni e che per quanto
a lungo possano aver vissuto le primissime
stelle, sicuramente 13,7 miliardi di anni fa
non c'erano già più. Erano già esplose e ave-
vavo riversato gran parte della loro massa,
se non tutta, nello spazio circostante. Quella
massa può essersi dispersa indefinitamente,
oppure può aver dato vita a nuove stelle, sia
sollecitata dalle onde d'urto delle superno-
vae sia per l'impatto contro nubi di gas in-
terstellare. Se una stella si forma a partire
dal materiale espulso da una supernova,
eredita da quest'ultima la composizione chi-
mica e le relative abbondanze di elementi.
E se quella stella è anche di piccola massa
potrà perpetuare per miliardi di anni quelle
specifiche caratteristiche. I tratti distintivi di
una stella di prima generazione potrebbero
dunque essere ancora riconoscibili ai giorni
nostri nella luce di una stella di seconda ge-
nerazione. In particolare, l'abbondanza re-
lativa del ferro del nuovo astro sarebbe
identica a quella del materiale espulso dalla
supernova. Insomma, quasi una clonazione.
Per confermare il tutto bisognerebbe tro-
vare una stella di seconda generazione, vec-
chia di circa 13,7 miliardi di anni, con la più
bassa presenza possibile di ferro nello spet-
tro, il che garantirebbe che l'astro prese
forma in un universo remotissimo, quando
c'era ancora pochissimo ferro disperso nel
mezzo interstellare. Ovviamente, non po-
tendo quella stella che essere meno massic-
cia e meno brillante del Sole (diversamente
sarebbe già diventata qualcos'altro), è d'ob-
bligo cercarla nella nostra galassia, nem-
meno troppo lontano dalla Terra, altrimenti
sarebbe impossibile studiarla. Da notare che
una stella di seconda generazione è più vec-
chia del disco della Via Lattea di quasi 5 mi-
liardi di anni e ha quindi una storia pre-
gressa piuttosto intrigante. Certamente abi-
tava una galassia nana che poi si fuse con
altre galassie nane, che infine diedero for-
ma all'attuale Via Lattea.
Negli ultimi anni sono state scoperte una
manciata di stelle di seconda generazione,
tutte con abbondanze di ferro sì bassissime
ma non abbastanza da poterle attribuire al
contributo di un'unica supernova. È intui-
bile che se una stella dovesse contenere ele-
menti generati in più di un progenitore,
diventa impossibile risalire con certezza alle
proprietà chimico-fisiche originarie. Tutti i
dubbi sorti attorno alle più vecchie stelle
S
tefan Keller
accanto a Sky-
Mapper, un tele-
scopio Cassegrain
di 1,35 metri di
diametro, dotato
di un CCD di 268
megapixel. [ANU]
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