PLANETOLOGIA
ASTROFILO
l’
la probabile presenza di un pianeta final-
mente emerge e da un esame preliminare
della curva di luce della stella durante i tran-
siti i ricercatori deducono che ogni evento
dura 10,5 ore e provoca una caduta di luce
di circa 2 decimillesimi, fenomeni compati-
bili con la presenza sul disco stellare di un
pianeta con diametro pari a 1,1 volte quello
terrestre (insomma grande quanto Kepler-
186f, se le dimensioni e la luminosità sti-
mate per la stella fossero esatte).
Con le sole osservazioni del telescopio Ke-
pler oltre non si può andare e, come prassi,
sono necessarie ulteriori, accuratissime os-
servazioni del sistema stella-pianeta, da con-
durre con potenti telescopi al suolo. A tale
scopo, Jenkins e colleghi hanno preso spettri
della stella al McDonald Observatory, al Fred
Lawrence Whipple Observatory (Mt. Hop-
kins, Arizona) e al W.M. Keck Observatory
(Mauna Kea, Hawaii). Dagli spettri è risul-
tato che le proprietà dell'astro sono un po'
diverse da quanto stimato in precedenza, è
infatti più grande del Sole dell'11%, più lu-
minosa del 20% e più ricca di metalli del
60%. La massa (dedotta sulla base di modelli
matematici) e la temperatura superficiale
della stella (e quindi la sua classe spettrale)
sono invece risultate simili a quelle del Sole,
mentre l'età sembra invece essere sensibil-
mente più elevata, 6 miliardi di anni, seb-
bene la stima sia fortemente dipendente dai
Q
uesta anima-
zione mostra
i diversi percorsi
evolutivi della
Terra e di Kepler-
452b, dipendenti
da quelli delle
loro stelle. A se-
conda di come si
interpreta l’am-
piezza delle zone
abitabili, il de-
stino dei due pia-
neti varia sensibil-
mente. [NASA]
A destra, compa-
razione in scala
delle zone abita-
bili di Kepler-186,
Kepler-452 e del
Sole, e delle or-
bite dei pianeti
che vi risiedono.
Includendo Ve-
nere e Marte, si
tratta evidente-
mente di una rap-
presentazione
ottimistica delle
zone abitabili.
[NASA Ames/JPL-
CalTech/R. Hurt]
veva registrato un totale di 4 transiti di Ke-
pler-452b, il numero minimo convenzional-
mente indicato dagli astronomi per at-
tribuire al segnale rilevato lo status di can-
didato pianeta. Quel segnale era tuttavia
passato inosservato, mantenendosi al di-
sotto della soglia di “sensibilità” delle pro-
cedure di analisi impiegate dai ricercatori
fino al 2013.
Nel maggio del 2014 il database di Kepler
viene però ispezionato con una nuova pro-
cedura automatizzata, messa a punto da
Jeff Coughlin (del SETI Institute di Mountain
View, California), che non richiede valuta-
zioni soggettive, che valuta il database più
velocemente e uniformemente, e che è più
performante verso
i pianeti di piccola
taglia.
L'ispezione è con-
dotta da Joseph
Twicken, membro
del McDonald Ob-
servatory (Univer-
sity of Texas, Au-
stin) e di un nu-
trito team interna-
zionale di ricerca-
tori, coordinato
da Jon Jenkins, del
NASA Ames Rese-
arch Center (Mof-
fett Field, Califor-
nia).
Il segnale perio-
dico che tradisce